Robert Twycross è stato il primo medico a specializzarsi in cure palliative quando queste ancora non esistevano. Il St Christopher’s Hospice era attivo da solo 3 anni nel 1971, quando Robert, laureatosi nel 1965, iniziò come “research fellow” a lavorare con Cicely Saunders. Incontrandolo a congressi e riunioni era impossibile separare la persona, il collega, il medico dal suo carisma, dal mito del pioniere. Quando lo incontravo, non riuscivo a non pensare ai suoi articoli, primi in assoluto sulla somministrazione di morfina a orari regolari, al primo trial clinico di confronto tra morfina ed eroina1. L’uso della morfina per os a orari regolari nasce dalla loro esperienza, molti anni prima che sia recepito dai testi di farmacologia. Un gentleman, con il suo inconfondibile ciuffo di capelli candidi, scarpe dalle grosse suole di para, spesso grige, anzi “grigio topo”, come scherzosamente mi diceva un collega. Con il suo affascinante accento oxfordiano, era per colui che aveva scoperto, vissuto e insegnato la clinica, la passione, le emozioni e la bellezza dell’hospice. Uno dei principali ispiratori e autori della Scala Analgesica dell’OMS del 19862, che ha rivoluzionato la gestione del dolore oncologico, e ancora attuale come strumento educativo e di confronto in tutto il mondo. Il linguaggio didattico, esatto, adatto alla memorizzazione, era il suo. La corretta terapia analgesica con la morfina è: “by the mouth, by the clock and by the ladder “, e poi: “keep it simple”. Un linguaggio che era solo suo ed è diventato lessico di una disciplina.
L’utilità dei suoi testi sempre improntati alla pragmaticità, combinata con la esattezza farmacologica e clinica, assomiglia di più a quella dei classici che ci accompagnano dalle scuole superiori, che ai pochi testi universitari veramente formativi. Si veda l’attenzione meticolosa al controllo della stipsi da oppioidi, con la indicazione esatta dei grammi di sennosidi utili a contrastare la stipsi associata un certo livello di dosaggio di oppiode in Twycross e Lack3, oppure la precisione che si ritrova nel Palliative Care Formulary (Twycross et al 1998 riedito sino al 2009)4. Era molto consapevole della sua storia e dell’impatto che ne era scaturito e non si sottraeva all’uso del pronome “io”, il che poteva creare un po’ di distanza, ma mai si negava al dialogo e all’ascolto di tutti, colleghi e operatori, con regale modestia. Un giovane alle prime armi, assistendo a una sua relazione sugli steroidi, nella quale argomentava se gli effetti gastrolesivi dei FANS possano essere potenziati dagli steroidi, gli fece notare, che era stato di recente pubblicato un interessante articolo in proposito che, evidentemente, Twycross non conosceva. Robert ringraziò della informazione e, al termine della sua relazione, si avvicinò a quel giovane e gli chiese di avere il dettaglio della pubblicazione per poterla utilizzare nel suo insegnamento e in future relazioni. Il giovane medico si senti’ improvvisamente un po’ più alto. Robert Twycross condivideva con chi lo incontrava sulla scena delle attività congressuali, editoriali, educative o di collaborazione internazionale, sincero interesse, insieme a un’intensità umana ed etica che lo rendevano prossimo e maestro allo stesso tempo. Ha segnato la storia delle cure palliative e della medicina palliativa. Addio Robert, la tua eredità era già al sicuro e continuerà ad esserlo fino a che ci saranno medici, infermieri e operatori preparati e attenti che sapranno incontrare i sofferenti con compassione, scienza e stile, come tu ci hai insegnato.