La Scuola di specializzazione in medicina e cure palliative:
una svolta epocale

GINO GOBBER1, AUGUSTO CARACENI2

1Presidente SICP; 2Professore Associato in Medicina Interna e Cure Palliative, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità Università degli studi di Milano, Direttore SC di Cure Palliative, Terapia del dolore e Riabilitazione Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Pervenuto il 2 dicembre 2022.

Riassunto. L’avvio della Scuola di specializzazione in medicine a cure palliative rappresenta una volta epocale per le cure palliative italiane. È un traguardo formativo strategico per consolidare lo sviluppo delle cure palliative e per sancire definitivamente la collocazione delle cure palliative all’interno della medicina ufficiale e del mondo accademico. Ma la sfida per i palliativisti continua per contribuire, con il ruolo insostituibile delle reti Locali di Cure Palliative, al reale sviluppo di competenze per i futuri specializzandi. Analogamente persiste la sfida di presidiare la formazione accademica nel pre-laurea, nei master e nelle altre linee professionali che contribuiscono al funzionamento delle équipe di cure palliative.

Parole chiave. Scuola di specializzazione, reti di cure palliative, formazione.

The School of specialization in medicine and palliative care: an epochal turning point.

Summary. The launch of the School of Specialization in Palliative Medicine and palliative care represents an epochal time for Italian palliative care. It is a strategic educational goal to consolidate the development of palliative care and to definitively establish the place of palliative care within official medicine and the academic world. But the challenge for palliative care specialists continues to contribute, with the irreplaceable role of Local Palliative Care networks, to the real development of skills for future trainees. Similarly, the challenge of overseeing academic training in undergraduate, masters and other professional lines that contribute to the functioning of palliative care teams persists.

Key words. Graduate school, palliative care networks, training.

Alla fine è partita per davvero. Per le cure palliative italiane il novembre 2022 resterà come la data di avvio dell’attività della Scuola di specialità in medicina e cure palliative. Diciassette Scuole ammesse rispetto alle ventuno che avevano avanzato la candidatura; quindici Scuole sono riuscite a partire con quaranta colleghi iscritti al primo anno di specialità. Avevamo certamente sperato in un risultato migliore, soprattutto se paragonato alle 112 borse disponibili, di cui 100 ministeriali e 12 aggiuntive regionali; tuttavia, per tutti noi resta motivo di soddisfazione e di grande speranza. Se qualcuno alla fine del 2019 ci avesse anticipato che nel novembre 2022 ci sarebbero stati 40 specializzandi al primo anno della Scuola avremmo accolto la notizia con giubilo. Ciò detto, è doveroso focalizzare l’attenzione su qualche aspetto e fissare alcuni obiettivi.

I decreti interministeriali che hanno individuato le sedi universitarie delle Scuole di Specialità hanno proposto contestualmente le Reti formative. Se abbiamo inseguito e caldeggiato per anni il riconoscimento della medicina palliativa da parte dell’Università, i decreti segnano l’ingresso ufficiale delle Reti cliniche e del mondo professionale nella formazione accademica. Per noi palliativisti il mandato è di garantire l’attività di tirocinio per gli iscritti alla scuola di specializzazione; questo è un mandato forte perché nella maggior parte dei casi gli specializzandi incontreranno solo in queste sedi la realtà delle cure palliative. Oltre all’evidente ruolo di primo piano nella formazione dei medici, quella sarà la preziosa occasione per far comprendere il significato operativo del lavoro in équipe e dell’organizzazione di una rete clinica, oltre che per rendere evidente come la normativa che regola dal 2010 lo sviluppo delle cure palliative sia realmente una guida pratica.

Questo passo, seppure fondamentale, non è di per sé sufficiente e necessita di una complementare organica presenza delle cure palliative nell’accademia a tutti i livelli della formazione, anche nelle professioni sanitarie e nella ricerca, come un’area disciplinare di riferimento a partire dalla formazione pre-laurea. Senza formazione per gli studenti del corso di laurea in Medicina le prospettive di successo e sviluppo della Scuola di Specialità non possono pienamente dispiegarsi. Purtroppo la raccomandazione del gennaio 2018 della Conferenza dei Presidenti dei corsi di Laurea di inserire un Credito formativo esperienziale (25 ore) in cure palliative risulta ancora disattesa in molte sedi universitarie ove la sua applicazione è fortemente disomogenea; infatti, solo in poche sedi è articolata secondo una logica di reale utilità per i discenti ed il Servizio Sanitario Nazionale. C’è bisogno di un cambio di marcia e il mondo accademico deve esserne consapevole ed avviare un responsabile miglioramento in merito.

Il riconoscimento accademico per la medicina palliativa apre a nuove necessità e nuove possibilità. La prospettiva universitaria è difficile e impegnativa ma è necessaria e non può che essere stimolo e obiettivo sfidante, in particolar modo per giovani. È vero che la buona riuscita non dipenderà solo dai palliativisti: la chiamata a concorrere a qualsiasi titolo all’attività di docenza è a discrezione dell’Università, che deve aprire le porte alla nostra disciplina. Sta poi ai palliativisti essere all’altezza. Il riconoscimento della disciplina all’interno dei raggruppamenti dei settori disciplinari universitari è conditio sine qua non e non dipende da noi. Nel frattempo si possono ottenere cattedre universitarie dedicate alla medicina e cure palliative; un percorso non privo di ostacoli e contraddizioni anche gravi, ma indispensabile per il riconoscimento definitivo della medicina palliativa e di altre discipline che concorrono alle cure palliative in un processo accademico di costruzione di un’area per la didattica e la ricerca. Dai palliativisti ci si attende la dimostrazione della competenza, della qualità, delle capacità di ricerca, di insegnamento e di leadership. Alla luce di tutto questo si può affermare che la sollecitazione che arriva al mondo professionale è molto forte. Misurarsi col mondo accademico è un’occasione nuova, unica e impegnativa; dovremo essere all’altezza di giocare una partita difficile ma di importanza strategica per il futuro delle cure palliative italiane.

L’avvio della Scuola di specialità non deve far passare in secondo piano la necessità urgente di reclutare operatori per il triennio 2023-2025. La ricognizione che la SICP sta conducendo, grazie al lavoro dei coordinatori regionali che ha completato la indagine di Agenas e la survey del 2020, ne darà la dimensione numerica come mai successo in passato. I palliativisti sono arrivati, fino ad ora, da altre specialità, questa è la nostra storia ed è stata la nostra ricchezza e non si può immaginare di rinunciare a questo flusso che porta alle Reti competenze, carisma ed esperienza. Nel prossimo futuro occorrerà coniugare la moderna ed elegante impostazione di chi uscirà dalla Scuola di specialità con la competenza di chi arriva alle cure palliative attraverso un diverso percorso personale e professionale; si tratterà di saper unire esperienza, competenza ed entusiasmo. Perciò la formazione attraverso i Master conserva un ruolo e un’utilità importanti, in particolar modo per i professionisti degli ambiti non dedicati alle cure palliative dove servono competenze palliative (le residenzialità per anziani, per esempio). Inoltre è altrettanto necessario prevedere che tutte le dieci specializzazioni equipollenti aggiornino rapidamente i propri contenuti formativi in tema di cure palliative in modo da giustificare l’equipollenza, non sulla carta, ma con reali competenze acquisite.

Tutto questo riguarda i palliativisti, ma la formazione riguarda tutte le professioni (infermieri, OSS, assistenti sociali, fisioterapisti psicologi e assistenti spirituali). I percorsi formativi non procedono in modo omogeneo e sincrono nel pre-laurea e soprattutto nella disponibilità della formazione post-laurea. Anche se le cure palliative sono presenti, proposte e visibili già nei corsi di perfezionamento di molte professioni sanitarie, rimane la necessità di entrare in modo strutturato nella formazione accademica di tutte le professioni, che da sempre concorrono nell’attività delle Reti. L’evidenza emersa nel periodo CoViD e il DM 77/2022 (https://www.sicp.it/normative/2022/06/modelli-e-standard-per-lo-sviluppo-dellassistenza-territoriale-nel-ssn/) ci hanno consegnato quello che avevamo già intuito da tempo: che il salto di qualità è necessario e che andrà fatto sulle competenze oltre che sull’organizzazione, come opportunatamente approfondito nel nostro congresso nazionale 2022.

Accanto alla formazione accademica conserva un ruolo ed una funzione rilevante l’offerta di formazione continua regionale e locale e questa rimane nelle disponibilità e nella progettualità dei professionisti delle Reti Locali e Regionali di Cure Palliative. La formazione locale e di prossimità, per definizione multiprofessionale e multidisciplinare, porta un valore aggiunto di originalità che spesso non si riscontra nell’accademia e che risulta importante nella necessaria “manutenzione” delle Reti.

Infine, va ricordato che le Scuole di formazione in medicina generale ospitano già un capitolo del programma dedicato alle cure palliative; piuttosto sarà da definire meglio il ruolo del “MMG con particolare interesse in cure palliative”.

In conclusione, la SICP auspica e si adopera per una strategia complessiva rispetto alla formazione che coinvolga tutti gli attori e accompagni e renda possibili i provvedimenti che hanno reso questo periodo contingente un’occasione unica per l’affermazione delle Reti, in coerenza con la tutela del SSN, mettendo oggi al centro della nostra attenzione il futuro della medicina palliativa e delle cure palliative, finalmente anche nella organizzazione del sistema universitario.