Il futuro in eredità. Il Progetto Giovani SICP

GINO GOBBER1, MARTA DE ANGELIS2, FILIPPO CANZANI3

1Presidente SICP; 2Membro Consiglio Direttivo SICP Consigliere di Macroarea Centro; 3Coordinatore Consiglio Regionale SICP Toscana.

Pervenuto il 20 luglio 2021.

Riassunto. Due anni fa, durante il precedente Consiglio Direttivo della SICP, è nata una riflessione per costruire una risposta alla transizione generazionale dei professionisti sanitari ed alla carenza di risorse umane, che già allora era in atto. È nato così il Progetto Giovani SICP, pensato per dare identità sempre più forte a una disciplina tra le più complesse e articolate, unica fra tante in cui si fondono competenze cliniche, relazionali, etiche ed organizzative. Dalla survey promossa da SICP nel 2019 e diffusa tra i giovani professionisti, le tre dimensioni di bisogno più ricorrenti, tra le oltre 120 risposte, sono state: Ricerca, Formazione e Integrazione. La SICP vuole con forza supportare il futuro delle Reti di cure palliative e dei professionisti che le porteranno avanti nel tempo. Per tale motivo il Progetto Giovani SICP ha assunto un valore guida per le decisioni da prendere e le scelte da compiere per la SICP.

Parole chiave. Reti Cure Palliative, futuro delle cure palliative, giovani palliativisti.

The future as an inheritance. The “SICP Giovani Project”.

Summary. Two years ago, during the previous Board of Directors of the SICP, a reflection was born to build a response to the generational transition of health professionals and the lack of human resources, which was already underway at that time. This is how the “SICP Giovani Project” was born, designed to give an increasingly strong identity to a discipline among the most complex and articulated, unique among many in which clinical, relational, ethical and organizational skills are blended. From the survey promoted by SICP in 2019 and disseminated among young professionals, the three most recurrent dimensions of need, among the more than 120 responses, were: Research, Training and Integration. SICP strongly wants to support the future of palliative care networks and the professionals who will carry them forward over time. For this reason, the “SICP Giovani Project” has taken on a guiding value for the decisions to be made and the choices to be made for the SICP.

Key words. Palliative Care Network, palliative care future, young palliative care professionals.


Alcune popolazioni sudamericane hanno un’idea invertita di passato e futuro; secondo gli Aymara, il popolo delle Ande che chiama la terra Pachamama, il passato sta avanti perché è noto, mentre il futuro arriva alle spalle, come tutto ciò che non si conosce. L’immagine, traslata al tema della discendenza e del binomio vecchi/giovani, realizzerebbe l’antico detto per cui la Terra non è eredità dei genitori, ma prestito dei figli. Nella lingua italiana la parola “futuro” è una declinazione dell’essere; lungo la linea del tempo sta davanti e per questo non esiste ancora. L’economista britannico Jerome Roos ha scritto recentemente che, più che il coronavirus in sé, saranno le risposte che daremo a cambiare il mondo, perché il futuro non è ancora scritto.

Esiste una generazione che le cure palliative le ha inventate, ispirata dall’esperienza d’oltremanica di Cicely Saunders e da quella di Vittorio Ventafridda in Italia. Queste figure storiche hanno saputo intercettare un bisogno allora ignorato e hanno intrapreso con coraggio e capacità una vera e propria rivoluzione culturale: mettere la persona malata al centro, guardare a tutte le sfere che compongono l’esistenza umana, privilegiare la casa come luogo ideale per la cura, proferire “morte” come parola dicibile. I pionieri hanno a loro volta dato origine a una seconda generazione, più strutturata e in grado di incidere con forza sui riferimenti normativi. Queste persone hanno avuto il merito di costruire percorsi, immaginare e dare forma alle Reti e proseguire con la contaminazione positiva caratterizzata dall’umanizzazione delle cure, l’autodeterminazione e la costruzione di un valido modello, alternativo al paternalismo medico e centrato sulla condivisione delle scelte col malato. Poi c’è la nuova generazione, quella del futuro; qualcuno di loro le ha scelte le cure palliative, qualcuno ci è capitato quasi per caso, provenendo da percorsi lavorativi e formativi anche molto eterogenei. Diverse le esperienze, le appartenenze e la continuità col passato. I più fortunati hanno vissuto la transizione delle generazioni, qualcun altro si è trovato a costruire qualcosa dal nulla. Per quanto riguarda il solo ambito medico, è mancata e manca ancora la certezza propria a tutte le discipline dell’arrivo ogni anno di nuovi giovani professionisti. Questo sarà il compito delle Scuole di specializzazione che ogni anno, a partire dal 2026, immetteranno nelle Reti nuovi medici palliativisti. Ma fino ad allora?

Il Progetto Giovani SICP è nato due anni fa, in un tempo pre-Covid, quando ci si è accorti che i giovani rischiavano di restare soli, perché la tanto temuta transizione generazionale soprattutto della classe medica era già in atto e questo era ed è ancora più marcato nell’ambito delle cure palliative. Alcuni giovani professionisti hanno stimolato una riflessione interna a SICP per costruire una risposta a questa emergenza di risorse. Cercare i giovani palliativisti, censirli, chiedere loro cosa fanno, cosa si aspettano dal futuro e soprattutto cosa sono disposti a fare per costruirlo. Dalla survey promossa e diffusa da SICP nel 2019 (oggetto di un prossimo articolo sulla Rivista Italiana di Cure Palliative) le tre dimensioni più ricorrenti, tra le oltre 120 risposte, sono state: imparare a fare e partecipare alla ricerca scientifica, un importante bisogno formativo, confrontarsi e fare rete.

Il Progetto Giovani è nato per dare identità sempre più forte ad una disciplina tra le più complesse e articolate, unica fra tante in cui si fondono, grande sfida e grandissimo privilegio, competenze cliniche, relazionali, etiche ed organizzative. L’unica che si dimostra capace di operare in Rete in maniera strutturata, gestendo le cronicità in fase avanzata e terminale e le emergenze ad essa connesse, attraverso la pianificazione condivisa delle cure. Fare le cure palliative oggi e nel futuro non significa più occuparsi solo del fine vita. Vuol dire conoscere e comprendere i percorsi di malattia di tutte le patologie croniche ad andamento evolutivo; significa imparare ad utilizzare gli strumenti utili per garantire l’accesso alle cure più appropriate per tutti e far sì che anche gli altri attori della rete sappiano utilizzarli. Significa fare cultura, dialogare con le Istituzioni per orientare i percorsi, significa saper dimostrare con metodo scientifico il valore della presa in carico precoce, l’impatto sulla spesa sanitaria che cure palliative fatte bene possono avere, il potere preventivo rispetto all’utilizzo improprio degli ospedali.

I professionisti del futuro devono fin da ora conoscere il lessico adeguato e fare in modo che in fretta tutti possano comprenderlo: appropriatezza, consenso, pianificazione, integrazione, autodeterminazione. Bisogna avere menti aperte sul mondo che sta cambiando, saper essere dinamici, fluidi, essere e saper stare ovunque. Dialogare, ascoltare, comprendere, proporre, guidare. Essere gli interlocutori più autorevoli rispetto alla governance dei bisogni delle persone malate e delle loro famiglie, dimostrando con evidenze scientifiche alla mano, tutto ciò che sappiamo e possiamo fare e come possiamo incidere positivamente sul sistema. Mai come ora possiamo contare sul supporto autorevole della letteratura internazionale per dimostrare tutto questo e mai come ora abbiamo esperienze e capacità per contribuire ad arricchirla. Per questo servono forze nuove, giovani capaci e curiosi che si vogliano occupare di tutto questo con passione civile, in questo tempo più che mai necessaria.

La SICP vuole con forza supportare il futuro delle Reti di cure palliative e dei professionisti che le porteranno avanti nel tempo. Ecco, quindi, che da circa un anno nella SICP si è aperto un dibattito in cui il Progetto Giovani ha assunto il valore di faro in grado di orientare molte delle decisioni da assumere e delle scelte da fare. Costruire una maggiore solidità in ambito di ricerca clinica attraverso il supporto del Comitato Scientifico di recente rinnovato nella composizione e negli intenti; favorire la diffusione della cultura scientifica per i vari ambiti professionali che compongono la SICP attraverso tutti i canali di comunicazione; offrire percorsi di formazione con lo scopo di consolidare identità e competenze; favorire la presenza dei giovani nei momenti vitali della società scientifica e all’interno dei coordinamenti regionali.

Siamo certi, comunque, e su questo il Consiglio Direttivo sta lavorando, che sia necessario intercettare prima possibile i giovani, all’interno dei corsi pre-laurea e mostrare loro quanto sia importante e anche bello scegliere di occuparsi di tutto questo.

A sud di Kyoto in Giappone si trova il santuario di Ise, tempio shintoista, simbolicamente il più importante per la cultura dell’intero Paese. Dal 690 d.C. viene distrutto e rifatto ogni vent’anni; il processo di ricostruzione, che dura 8 anni, prende il nome di shikinen sengu e prevede un rituale complesso e articolato dal quale tutta la società giapponese trae forza e speranza per il futuro. I giovani arrivano al tempio a vent’anni, vedono come si fa, a quarant’anni lo ricostruiscono, poi restano a spiegare ai ventenni. Prima impari, poi fai, poi insegni, a significare che l’eternità non è costruire per sempre, ma di continuo.

Conflitto di interessi: gli autori dichiarano l’assenza del conflitto di interessi.